Le parole sono strumenti di comunicazione create dall’essere umano. L’utilizzo della parola, intesa come assemblamento di suoni associata a concetti e oggetti materiali o astratti, è opera umana. Nel mondo animale non sono necessarie, la comunicazione passa attraverso vibrazioni, suoni, odori, movimenti, gesti. Anche per l’uomo, quando segue le proprie intuizioni, il proprio istinto, non sono necessarie parole, le sensazioni dicono molto. Ma di rado ascoltiamo le sensazioni del corpo e ci lasciamo trasportare molto dalle parole. La mente cosciente è dialettica, il nostro dialogo mentale è composto da parole.
La parola spesso limita la visione che abbiamo delle cose, perché identifichiamo il mondo secondo i nomi che diamo a tutto ciò che lo compone. Ogni persona ha una propria visione del mondo ed ecco che sono numerosissime le incomprensioni anche quando ci sembra di “parlare chiaro”.
La parola “magia” identifica qualcosa che avviene apparentemente senza una logica di causa-effetto. Al di fuori di un processo riconducibile ad una spiegazione razionale. Eppure oggi, sia la fisica quantistica che le neuroscienze, ci stanno mostrando che sono moltissime le connessioni tra visibile e invisibile. Il pensiero, e le parole che lo compongono, sono vibrazioni; le quali muovono il corpo e producono conseguenze che plasmano il mondo materiale. Si tratta di conoscenza che ancora non è abbastanza diffusa e utilizzo efficace della funzionalità della mente umana.
Tutto su questo pianeta è interconnesso, e forse anche oltre. Così, le parole che in questo momento formano i miei pensieri muovono anche precise emozioni, che influenzeranno azioni e scelte. Anche se posso non essere pienamente cosciente di tutti i processi che determinano le scelte che faccio, di sicuro ne vedrò gli effetti e magari potrò credere che sia frutto del “caso” o della presenza/assenza di “fortuna”. In realtà, ciò che non vediamo (le vibrazioni generate da parole e pensieri) crea ciò che vediamo (azioni ed eventi che incontriamo nel mondo). Ecco la magia.
Riporto una storia trovata sia sul web che nel libro “L’amore è la medicina più potente” di Claudio Pagliara (bellissima lettura, che consiglio vivamente), che fa riflettere sull’uso delle parole e sulla relazione tra ciò che vedo, come lo vedo e percepisco e come invece sia o possa essere.
Poiché non è il futuro ad influenzare il presente, ma il contrario. Tutto quello a cui diamo attenzione oggi, pensando, facendo, rimuginando, è ciò che vedremo materializzarsi nella nostra vita domani. Moltissimi pensieri, e le emozioni conseguenti, non sappiamo nemmeno da dove siano generati; ecco perché diviene essenziale iniziare a porsi delle domande. Per uscire da luoghi comuni, credenze, condizionamenti, convinzioni. Per divenire veri artefici della nostra magia, della capacità di creare ciò che vogliamo per come lo immaginiamo.
Sogno? No, semplice utilizzo efficace del pensiero. E delle parole. Ogni cosa esiste per come la viviamo e ciò che viviamo può essere visto, percepito, pensato, osservato, sentito, interpretato, vissuto, descritto, in vari modi. Questione di scelte e di punti di vista.
Come nella storia che vi riporto. Non si sa se sia vera, ma in ogni caso la cito perché mi ha fatto riflettere, e sorridere, sull’uso della parole e su come ogni cosa sia collegata alla conoscenza di essa che ne abbiamo. Buona lettura.
C’era una volta un professore che voleva dimostrare ai propri studenti che Dio non esiste. Il professore esordì chiedendo:
“Dio esiste?”
“Certamente!” risposero gli studenti
“Tutto, proprio tutto ciò che esiste è stato creato da Dio?” chiese ancora il professore
“Certamente!” risposero ancora i ragazzi
“Quindi, se Dio esiste e ha creato tutto, comprese le malattie, la violenza, la povertà e tutto il male che vediamo in questo mondo, vuol dire che Dio è sicuramente cattivo”
I ragazzi ammutolirono, disorientati dal loro professore che sembrava orgoglioso di aver dimostrato che Dio non esiste
Uno studente alzò la mano e disse “Posso farle una domanda professore?”
“Certamente” rispose lui
“Professore, il freddo esiste?”
“Che domanda è questa? E’ logico che esiste, per caso non hai mai sentito freddo?” esclamò stizzito il professore
Il ragazzo rispose
“In realtà, signore, il freddo non esiste. Abbiamo creato questa parola per descrivere come ci sentiamo quando non abbiamo sufficiente calore. Secondo le leggi della Fisica, non si può studiare il freddo, ma solo la maggiore o minore quantità di calore presente in un corpo. Fino ad arrivare allo zero assoluto (-273°) che rappresenta l’assenza totale di calore. Il freddo, quindi, non esiste, è solo una parola che indica un’assenza di calore”
e lo studente continuò
“Professore, l’oscurità esiste?”
Il professore rispose “Naturalmente! Non hai mai visto il buio?”
Lo studente replicò
“Neppure l’oscurità esiste. L’oscurità, in realtà, è l’assenza di luce. In Fisica noi possiamo studiare la luce, ma non l’oscurità. L’oscurità è un termine usato dall’uomo per descrivere ciò che accade quando non c’è luce”
A questo punto lo studente affermò
“Il male non esiste, professore, o almeno non esiste in quanto tale. Il male è semplicemente l’assenza del bene, che abbiamo deciso di chiamare Dio. Proprio come l’oscurità e il freddo, è una parola che l’uomo ha creato per descrivere l’assenza di qualcosa, in questo caso di Dio. Dio non ha creato il male. Il male è il risultato di ciò che succede quando l’uomo non ha l’amore di Dio, del bene, presente nel proprio cuore. E’ come il freddo che si manifesta quando non c’è calore o l’oscurità che arriva quando non c’è luce”
Il giovane fu applaudito da tutti e il professore rimase in silenzio.
C’è chi dice che l’alunno si chiamasse Albert Einstein.
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