Chi non sperimenta, anche quotidianamente, delle emozioni e sensazioni sgradevoli quali ansia, tristezza, frustrazione, rabbia ed altre?
Quante volte te ne sei chiesto “perché”?
Pilota automatico
Le emozioni sono chimica nel corpo, prodotta da stimoli che arrivano sia dall’interno che dall’esterno.
Stimoli interni sono tutti i paragoni che facciamo di noi stessi, tra come siamo e come vorremmo essere, tra gli obiettivi che ci poniamo e quelli che ci sembra di raggiungere. Gli stimoli interni sono le idee che abbiamo di noi stessi e come ci giudichiamo.
Gli stimoli esterni sono tutte quelle sensazioni innescate da azioni ed emozioni di altri, che incontrano il nostro vissuto e la nostra memoria. Altri individui e ciò che ci accade intorno possono essere stimolo, ma le azioni che scegliamo di mettere in atto, le reazioni, sono una nostra scelta, sono una nostra responsabilità ( ovvero “capacità di rispondere a”).
Il punto è che spesso azioni e reazioni, giudizi e paragoni, seguono processi automatici, instauratisi nel corso degli anni, che non ci accorgiamo neppure di scegliere. Abbiamo un pilota automatico emotivo che guida il nostro corpo e la nostra mente.
In mezzo ci siamo noi, spesso inconsapevoli dei risultati di tutto ciò; e ci chiediamo “perché”?
Pensiero razionale critico
Il perché è da ricercare in uno strumento potentissimo della mente: il pensiero razionale critico (Penman, Williams). La mente analizza la distanza che c’è tra il suo stato nel presente (per esempio la tristezza) e come invece vorrebbe essere (felice). Lo fa continuando ad applicare la modalità del fare: suddividendo il problema in tanti piccoli pezzi, cercando di risolvere ognuno di questi e, successivamente, tornando a guardare il problema nel suo complesso per vedere se si è ridotta la distanza tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere, e se ci siamo quindi avvicinati all’obiettivo.
La nostra attenzione si concentra sulla distanza tra come siamo e come vorremmo essere, suscitando in noi domande pericolose, come “cosa c’è che non va in me?”, “perché sbaglio sempre?”, “perche faccio sempre gli stessi errori?”. Queste domande avviano un ciclo distruttivo di recriminazioni, di autocritica e di sensi di colpa, che minano la nostra autostima e la fiducia in noi stessi.
Rimuginare è il problema e non la soluzione
In pratica più chiediamo perché e più ampliamo il problema, producendo lo stimolo a fare, fare, fare. Ne sono un esempio le tante azioni quotidiane che compiamo, le quali tuttavia non ci portano quelle emozioni positive che tanto ricerchiamo.
Soluzioni possibili
Ci sono tecniche pratiche per uscire dal controllo del pensiero razionale e dagli automatismi:
– praticare mindfulness
– chiedersi “come” anziché “perchè”, ovvero “com’è questa sensazione per me, come la vivo”?
– osservare gli animali
Come ci aiutano gli animali
Il mondo animale è molto più strettamente connesso al “qui e ora”. La mente non umana ha la capacità di vivere il presente in modo totale, senza paragonare continuamente il passato col futuro. Gli animali possiedono dei ricordi e apprendono per associazione, ma utilizzano quelle informazioni solo nei momenti del presente in cui viene richiamata l’emozione collegata a quei ricordi.
Altrimenti essi sono completamente connessi a ciò che vivono. Ove pongono lo sguardo là è la loro attenzione, la loro emozione e la loro intenzione.
Osservarli è un ottimo esercizio per re-imparare la calma, la lentezza e a prendere contatto con le sensazioni del presente. Osservarli ci aiuta a rilassarci, per effetto empatico, e a fare esperienza di diversi modi di vivere le stesse situazioni.
Osservare noi stessi negli occhi dei nostri animali
E’ un ottimo esercizio per cogliere elementi delle nostre azioni, del nostro comportamento, che non coglieremmo in altro modo poiché sono automatiche, quindi esterne dal processo decisionale cosciente.
Le azioni e reazioni dei nostri animali, soprattutto quando siamo insieme, sono strettamente connesse alle nostre.
Osservare loro è osservare noi stessi.
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