Proseguiamo nella scoperta di quali sono gli errori più comuni che commettiamo involontariamente nella relazione col cane. Siamo specie diverse e non sempre è chiaro quali siano le grandi somiglianze che ci legano e le grandi differenze che generano incomprensioni.
La prima parte dell’articolo la trovi qui: “I 5 errori più comuni col cane – parte prima”
4. FARE ESPERIENZA SENZA CONOSCENZA
“Hai preso un cucciolo? Portalo al mercato, così si abitua”
“E’ maschio? Allora non farlo incontrare con altri maschi altrimenti si azzuffano”
“Gli ho messo pettorina e guinzaglio appena arrivato dal canile e l’ho portato a fare una passeggiata, non capisco perché era tanto agitato dato che lo portavo a vedere un po’ di mondo e non c’erano pericoli. E adesso non vuole più uscire, vai a capire perché”
Alcune delle tante frasi ricorrenti, frutto di “passaparola”, informazioni tramandate … basate su quali fonti?
Lo dico e lo ripeto: non esistono verità universali, non ci sono soluzioni applicabili a tutti indistintamente e risultati “causa-effetto” precisi e immutabili. Occorre conoscere il soggetto con cui ci si relaziona e lo si fa osservandolo; occorrono anche delle conoscenze derivanti dalla cultura biologico-etologica.
Più che cercare un professionista che “ci risolva il problema modificando il cane”, cerchiamo un professionista che ci guidi a comprendere, accogliere e creare la nostra relazione, la nostra comunicazione, col cane che è il nostro compagno di vita. Sarà più faticoso modificare alcune nostre abitudini ma i risultati sono ben diversi!
Perché un cucciolo può trovare il mercato interessante e portarne a casa un’esperienza gratificante, mentre un altro cucciolo può trovarlo terrificante e imparare a temere persone e rumori.
I cani sanno relazionarsi tra loro ma non è solo questione di ormoni e sesso: troppo spesso quando siamo fuori col nostro cane ci mettiamo a parlare con altre persone o al telefono, lasciando il nostro compagno da solo a fare esperienze. E queste esperienze che effetto avranno su di lui? e sulla relazione?
I cani che si incontrano per strada, in spazi stretti, legati al guinzaglio, magari si osservano e mostrano interesse l’uno per l’altro … ma prima di farli avvicinare e interagire accertiamoci di dar loro lo spazio e il tempo necessari per dialogare. E occorre saper identificare tale spazio e tale tempo!
Primo passo fondamentale per vivere col cane è: conoscere le sue caratteristiche
Per guidare l’auto serve ottenere un “permesso” che si chiama “patente”. Perché serve? Perchè le auto viaggiano su strade condivise, sono veloci, vanno in senso opposto nelle due corsie, senza protezioni di alcun tipo. Quindi per partecipare a questa realtà (restando vivi) serve sapere come “funziona” l’auto e quali sono le regole della strada. Le prime volte che si guida si impara, anche se non ce ne ricordiamo, a misurare spazi e distanze: chi non ha trovato difficile fare la prima “inversione a U”? o il primo parcheggio laterale in retromarcia?
Vi faccio questo esempio perché, sebbene in Italia nessuno ci obblighi a sapere come “funziona” la relazione col cane, prima di vivere con un cane è indispensabile sapere come comunicare con lui, come fargli vivere la nostra realtà senza snaturarlo o metterlo a disagio. Nulla va dato per scontato: i cani sono esseri capaci di adattarsi in modo incredibile ma ci sono molte cose che per loro non hanno senso, mentre lo hanno per noi. Pettorina e guinzaglio, la visita dal veterinario, il fatto che non possono interagire come vorrebbero con qualsiasi altro individuo, solo per fare alcuni esempi.
Le esperienze che facciamo insieme lasciano sempre delle informazioni, anche quando sono inconsapevoli. Da lì la relazione evolve o involve.
E’ importante imparare a riconoscere gli spazi in cui il cane si sente sicuro e quelli in cui va in allarme, imparare a osservare i segnali comunicativi di disagio, di richiesta, di collaborazione, di responsabilità o irresponsabilità. Imparare a chiedergli di essere collaborativo, essere consapevoli di cosa vogliamo permettere e affrontare, sapere quando siamo in grado di sostenerlo oppure no, essere onesti su dove e come ci sentiamo noi sicuri e dove invece non lo siamo.
Noi inseriamo il cane nel nostro mondo e dobbiamo essere in grado di spiegargliene le regole (il punto è che spesso non le conosciamo bene o non le viviamo bene nemmeno noi).
Saper comunicare in modo chiaro, stabilire regole chiare, essere presenti l’uno per l’altro, permettono di fare esperienza consapevole insieme al nostro cane in maniera gratificante per entrambi. Impara lui, impariamo noi, soddisfatto lui, soddisfatti noi. La relazione funziona, senza bisogno di premietti, clicker e trucchetti vari da cui dipendere per farla funzionare.
Inoltre più esperienza viene fatta e più aumenta la competenza nel vivere la relazione, in generale. Cani che crescono da soli in famiglia e non hanno occasione di stare insieme ad altri cani competenti, sono quelli che più spesso mostrano disagi nell’adattarsi a vivere in contesti sociali. Imparare a comunicare col cane significa anche dargli la possibilità di stabilire relazioni positive con i suoi simili. Siamo esseri sociali, imparare a stare con gli altri in modo adeguato ci è indispensabile per un buon equilibrio psicofisico.
5. PENSARE DI ESSERE “SCOLLEGATI”
“E’ finita la settimana di lavoro, oggi è domenica … finalmente! Mi faccio una bella passeggiata con Pluto per rilassarci insieme” … peccato che Pluto è euforico, salta, tira al guinzaglio, mentre noi vorremmo passeggiare tranquillamente senza troppe distrazioni; ci innervosiamo, una bella sgridata e si rientra a casa. Cos’è successo?
Pluto magari ha passato in casa o in giardino la maggior parte della settimana ed è felice di uscire, di stare con noi, di incontrare altri cani … noi siamo ancora carichi dell’adrenalina della settimana anche se non ce ne rendiamo conto e siamo mentalmente stanchi, sovraccarichi. Al corpo occorre tempo per smaltire lo stress e rigenerarsi. Giocano a nostro sfavore le aspettative: ci immaginiamo un determinato “scenario” e quando non si realizza restiamo delusi e reagiamo con l’emozione della rabbia. Non ci rendiamo conto della pressione che mettiamo in ciò che facciamo, di quanto siamo “assenti” mentalmente anche se fisicamente siamo lì. Il cane lo sa, lo sente, ne è confuso. Anche lui d’altronde, come essere vivente, ha le sue emozioni, i suoi bisogni, i suoi stress. Non è una macchina.
Il punto è che non siamo scollegati e divisi in “momenti”. Portiamo dentro di noi tutto ciò che viviamo, istante per istante. Non mi dilungo su questo argomento, trattato anche in altri articoli del blog, ma condivido uno strumento potente per modificare in maniera sostanziale tante situazioni.
Tre domande
In ogni momento della giornata, ogni volta che ce ne ricordiamo, soprattutto nei momenti in cui ci infastidiamo o innervosiamo, quando qualcosa “non va” come vorremmo, nei momenti che trascorriamo col cane (e con gli altri in generale), poniamoci queste tre domande:
– come sto adesso? che emozione sto provando?
– dov’è la mia attenzione? su quale pensiero o situazione mi sto concentrando?
– di cosa ho bisogno? qui, adesso, in questo momento, di cosa necessito?
E diamoci risposte oneste, siamo sinceri con noi stessi.
Domande difficili? Forse, perché non siamo abituati a farcele. Ma le risposte sono già attive dentro di noi ed escono, visibili per gli altri. Tanto vale conoscerle pure noi, dal momento che ci appartengono e possiamo persino influenzarle e cambiarle come vogliamo!
La relazione è un luogo da vivere
La relazione è il luogo dove ognuno scopre se stesso. La relazione con gli animali ce lo permette ancor di più, possiamo scoprire le loro personalità e farci influenzare da capacità emotive ed empatiche che condividiamo da anni.
Non ci rendiamo conto di quanto tempo passiamo a pensare, anziché a vivere. Di quanto si è influenzati dal “come” dovremmo o vorremo essere e non accettiamo la sola verità: che siamo come siamo. Che ci piaccia o no. Possiamo valorizzare le nostre caratteristiche, potenziarle, ma non possiamo andare lontani da noi stessi. E’ dal confronto con modelli inadeguati che nascono il disprezzo per noi stessi e le difficoltà di relazione con il cane, su cui proiettiamo le stesse pretese di allineamento e conformismo.
La relazione col cane è un ponte con l’essenza naturale che ogni essere vivente possiede: fatene tesoro, fatene esperienza e permettetevi di esprimerla e goderla come sanno fare i nostri cani.
Ciao Sara, grazie per queste parole. Tutto molto interessante.
Volevo chiederti cosa intendi per questo:.
“La relazione con gli animali ce lo permette ancor di più, possiamo scoprire le loro personalità e farci influenzare da capacità emotive ed empatiche che condividiamo da anni.” Grazie
Ciao, grazie per il commento e l’attenzione per l’articolo 🙂 con questa affermazione intendo che la relazione con gli animali ci permette ancor di più di osservare e scoprire caratteristiche, doti, talenti, nostri e loro. E magari di valorizzarli. Gli animali sanno mostrarci in modo spontaneo e diretto ciò che sentono, ciò che è importante per loro, e dove noi poniamo la nostra attenzione, cosa notiamo del loro comportamento, cosa apprezziamo, cosa rifiutiamo, come glielo comunichiamo e come essi rispondono, è una grandissima fonte di informazioni su atteggiamenti, gusti, competenze. Le risposte degli animali non sono filtrate come avviene per l’essere umano, noi abbiamo più sovrastrutture mentali. La personalità la intendo come insieme delle caratteristiche che, insieme a bisogni ed emozioni, muovono i comportamenti: alcune caratteristiche sono innate (come estroversione o introversione) e altre le acquisiamo con l’esperienza. Queste caratteristiche influenzano la relazione, ciò che percepiamo dagli altri e come lo esprimiamo. Tutto ciò che gli animali sanno farci provare a livello emotivo è direttamente connesso ad un sentire che è già presente e attivo in noi, lo sentiamo anche in altre relazioni ma magari non in maniera diretta o non lo ascoltiamo. Con gli animali se non lo ascoltiamo loro faranno in modo di mostrarcelo comportandosi in un certo modo o in un altro. Abbiamo la stessa capacità di sentire emozioni, nostre e degli altri, noi spesso le filtriamo mentalmente, loro non lo fanno. E ci possono ricondurre a non farlo o a farlo un po’ meno, rimettendoci in contatto con i meccanismi empatici che naturalmente ci appartengono. Risposta lunga, ma spero di essermi spiegata 🙂