Come socializzare il cane?
Socializzare il cane è un’espressione divenuta di uso comune, il cui significato tuttavia sfugge. Socializzazione e Socialità sono due aspetti diversi, due processi diversi. Il primo ha a che fare con dei rituali e degli schemi, il secondo è patrimonio biologico dei mammiferi.
Come fare?
Facendo esperienza con lei/lui, anziché per lei/lui, condividere le situazioni senza alterarle col deviare l’attenzione su di noi, sul cibo o sui giochi, prendendo contatto con le nostre emozioni. Socializzare è acquisire informazioni allenando le capacità sociali di cui siamo dotati, ovvero la naturale predisposizione a scambiare messaggi e condividere esperienze con gli altri.
Non serve deviare l’attenzione del cane con cibo o giochi o facendolo stare “in attenzione” su di noi. Serve osservare cosa osserva, annusare cosa annusa e dargli la possibilità, darci la possibilità, di attivare le risorse cognitive ed emotive di adattamento e iniziativa che abbiamo per nostra stessa natura.
Utilizzare i 5 sensi
Il punto è che non conosciamo la nostra stessa neurofisiologia, altrimenti sapremmo che il cervello si plasma sulla relazione col mondo esterno e con altri soggetti. Ciò che facciamo diventa ciò che siamo ed è quindi fondamentale stare in contatto con ciò che scambiamo, attraverso le percezioni sensoriali, col mondo.
Gli animali non-umani conoscono ed esplorano il mondo attraverso i cinque sensi. Noi invece spesso lo analizziamo riducendolo a categorie ed etichette. Abbiamo modelli culturali ed educativi che rinforzano tale attitudine e impariamo a interpretare più che a osservare. Nella relazione col cane, occorre fare il processo inverso, osservare anziché interpretare, soprattutto quando lo si vuole accompagnare a scoprire e inserirsi nel nostro mondo.
Il segreto è l’attenzione
Portare attenzione, ovvero stare concentrati, su ciò che sentiamo, tocchiamo, vediamo e non sull’interpretazione che ne diamo. Portare attenzione fuori da noi anzichè all’incessante dialogo mentale che ci fa cadere in molti automatismi e reazioni. Questi ultimi sono schemi di comportamento che ci sono serviti in un certo momento della nostra vita ma che poi hanno iniziato a ripetersi in modo per noi inconsapevole, automatico appunto, e ci portano a comportarci in un modo che non è una vera risposta alla situazione; questo semplicemente per il fatto che ogni situazione è diversa, ogni ambiente è diverso e noi non siamo sicuramente più gli stessi del momento in cui l’automatismo si è creato.
Essere insieme è tutto ciò che serve
I nostri cani sentono i nostri automatismi, i nostri corpi raccontano le nostre storie, i nostri pensieri, e dove sta la nostra attenzione. Sentono se siamo lì, in quel momento, o se stiamo vivendo nel futuro, immaginando uno scenario possibile (attivandoci però prima che questo esista), o nel passato ripetendo un copione (relazionandoci quindi non al presente ma a un modello).
Essere insieme è stare nell’esperienza con curiosità e concentrazione, non con la paura che succeda qualcosa, non col timore di non saper fare, ma con la curiosa attenzione a ciò che ci circonda, a cosa accade e a tutte le infinite risorse che abbiamo, da esplorare e utilizzare, per adattarci e far fronte ad ogni ambiente.
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