Educare alla Libertà

Quando si parla di educazione di pensa spesso a qualcuno che guida qualcun altro. E se invece l’educazione fosse un processo di esplorazione e scoperta, condivisa tra individui e mediata dalle nostre capacità neurofisiologiche.

Essere umano e cane sono specie dotate di strutture neurofisiologiche specializzate nell’acquisizione ed elaborazione di informazioni percepite sia dall’esterno che dall’interno; percepiamo informazioni anche dal mondo interno degli altri grazie alla strutture dell’empatia.

Con tali informazioni vengono create delle vere e proprie mappe nel cervello mammifero, che ci aiutano ad orientarci nella vita. Tali mappe non sono fisse, tutt’altro; cambiano continuamente, si modellano in base alle situazioni che incontriamo e ci rendono sempre più competenti. L’essere umano, la cui complessità cerebrale è notevole, spesso perde flessibilità di pensiero e ci capita di cadere spesso negli automatismi.

Tornare alla nostra natura e al potenziale innato

Vivere col cane o con qualsiasi altro essere di specie non-umana, ci permette di tornare a fare esperienza delle nostre potenzialità innate. Evitando di cadere in schemi, di “insegnare” all’altro, possiamo darci la possibilità di esplorare ogni ambiente, ogni situazione, concentrandoci sull’uso dei sensi, osservando (senza interpretare) ciò che facciamo, come ci sentiamo, e cosa fa l’altro.

Cadiamo spesso nell’errore di pensare che i cani vadano guidati a imparare come vivere nel mondo civilizzato umano. Ma essi hanno tutte le capacità per percepire il mondo e farsene delle mappe, l’importante è non alterare il processo tramite cui prendono informazioni, importante è saperli sostenere ed accompagnare in modo autentico. Altrimenti rischiamo di inquinare quel loro processo di apprendimento naturale, creando alterazioni di comportamenti ed emozioni.

 Come fare?

Ponendosi domande anziché cercando risposte, e osservando.

Quando il cane si allontana da qualcosa anziché pensare subito “ha paura” e innescando meccanismi di reazione (per cui ci attiviamo per fare in modo che abbia paura, per calmarlo, ecc ecc), osserviamo cosa sta guardando, verso dove sta muovendo il proprio corpo, come lo orienta, qual è l’espressione del muso, com’è la tensione nel corpo. Quando osserviamo siamo presenti col cane, e non rischiamo di diventare per lui incomprensibili come quando ci attiviamo per qualcosa che non esiste.

Suggerimenti sempre validi sono:

– fare il meno possibile, osservare e esplorare, è tutto ciò che serve

– utilizzare le emozioni, che sono la prima risposta biologica che diamo al cane

– utilizzare il corpo per comunicare richieste

Buone avventure!

Nel video, un’esplorazione di gruppo

Follow by Email
YouTube
YouTube
Instagram